Prezzo € 15,00
Autore Luciana Salvucci
Anno 2012
Pagine 256
L’humus che sottende tutta la poesia di Luciana Salvucci è un humus fortemente simbolico e metafisico, anche quando apparentemente sembra riferirsi a fatti storici, o ad aspetti religiosi, o ad una sorta di accostamento alla matematica. (…) Per il poeta una parola può non essere una parola, e anzi non lo è, o non lo è soltanto. Il poeta segue, o meglio persegue, altri valori, e cerca di scavare nei livelli profondi, occulti e misteriosi della parola, laddove forse sorge il suo potere, o il potere della creazione. (…) Questo il territorio d’elezione di un poeta. Questo il territorio d’elezione della Salvucci, complesso, e di una polivalente ambiguità, dove per ambiguità s’intende un mondo polimorfo e polisemico, fino a diventare un labirinto simbolico in cui la “parola” non è semplice specchio semantico di se stessa ma apertura al potere infinito della parola! (…) Il labirinto simbolico, poetico e metafisico, abilmente e sottilmente costruito da Luciana Salvucci, non lascia entrare tutti, né lascia penetrare facilmente nei suoi mille segreti. Ma una volta che se ne è avvinti, non se ne vorrebbe più uscire.
Francesco Solitario
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The humus that nurtures Luciana Salvucci’s poetry is a heavily symbolic and metaphysical humus, even when on the surface it seems to deal in historical facts or religious topics, or offers a kind of approach to mathematics. (…) This is Salvucci’s chosen field: complex and of a polyvalent ambiguity, where by ambiguity is meant a polymorphous and polysemic world, to the point where it becomes a symbolic labyrinth in which the “word” is not a simple semantic mirror of itself (which would mean, in fact, becoming lost in the deftly woven labyrinth!), but open to the infinite power of the word! (…) This is the poet’s chosen field. This is Salvucci’s chosen field: complex and of a polyvalent ambiguity, where by ambiguity is meant a polymorphous and polysemic world, to the point where it becomes a symbolic labyrinth in which the “word” is not a simple semantic mirror of itself (which would mean, in fact, becoming lost in the deftly woven labyrinth!), but open to the infinite power of the word! (…) It is true, the symbolic labyrinth, poetic and metaphysical, ably and subtly constructed by Luciana Salvucci, does not admit everyone, nor does it allow itself to be penetrated easily in its thousand secrets. But once you are won over by it, you will never desire to leave it.
Francesco Solitario
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