Prezzo € 22,00
Autore Francesco Crispino
Anno 2024
Pagine 208
Isél e Lorenzo, travolti ognuno da onde diverse dalla vita, trovano un senso più grande aggrappandosi alla loro natura più profonda e più viva: l’amore per l’arte e per quelle terre loscane. Architetti di un mondo che dalle loro dita sposa completamente quelle colline, non comprendono che stanno dando forma a qualcosa che hanno già dentro. E fra i cipressi di Volterra si accorgono piano piano di camminare su immensità di tempo che sembrano riconoscerli. Ritrovare il loro sé più profondo è anche trovare quel loro infinito che è già luce, ma pure gli infiniti a volte si incontrano; il loro non è solo un viaggio fra le terre della Toscana, ma ha selciati più profondi, percorrerli è anche un viaggio fra strati d’anima. Così, sotto gli occhi chiusi di Ilaria del Carretto scoprono, con un brivido, che le loro fioriture incontrano fioriture più grandi. Si sono conosciuti a Piazza dei Priori, e quando lui si ritrova da solo, sceglie un rudere da trasformare in villa soltanto perché quelle pietre riescono a vedere Volterra al primo sole. E quella città nobile ed antica posa qualcosa fra quelle pareti, perché fra le sue corde ci sono già tracce che prendono nuova luce ancora
Francesco Crispino (1961) è originario di Monterosso Calabro sul lago Angitola, sulle pendici appenniniche che guardano il grande golfo del Tirreno. È un ingegnere strappato alla poesia o un poeta rubato ai numeri, in un intreccio di toni che anziché cozzarsi percorrono tutte le loro strade assieme. Si è laureato presso la Facoltà di Ingegneria Civile Idraulica all’Università di Napoli. E lì, con tutti i colori e i suoni di quella terra magica, ha sentito l’amore per i grandi classici e in particolare per D’Annunzio. Dopo la laurea ha insegnato Topografia a Varese, e fra le Prealpi, forse per aver sentito il soffo vicino della grande anima di Nino Salvaneschi, ha maturato quella grande passione per la sua scrittura profonda e delicata. Ma sulla strada era atteso da quelle terre che immancabilmente dovevano essere le pagine di sole della sua vita. Ha lavorato per sei anni sulle vie dell’Arno nel Provveditorato alle Opere Pubbliche per la Toscana a Pisa. Dal 2002 si è trasferito a Catanzaro e lavora presso la Regione Calabria occupandosi di tutti i fiumi dell’area centrale calabrese. Ma quelle terre toscane, rimaste sempre nei suoi occhi, con uno strappo improvviso dell’anima lo hanno riportato fra i colli di Volterra. E d’Infinite Aurore è la sua prima opera al sole, il suo primo romanzo a spuntare da una vastità di poesie rimaste nel cassetto.
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